Il Mehen è uno dei giochi da tavolo più antichi al mondo, assieme alla Tavola Reale di Ur e al Senet. Risale al periodo predinastico egiziano, databile a prima del 3100 a.C. ed è stato giocato per secoli prima di decadere in favore dei più famosi Senet, Aseb e Seejeh verso la fine dell’Antico Regno, intorno al 2300 a.C..
Scopo del gioco: Questo gioco, essendo molto antico ed essendo stato giocato per quasi tre millenni, ha subito delle pesanti variazioni nelle regole. Abbiamo proposto due possibili modi di giocare, in entrambi i leoni recitano un ruolo determinante, per portare tutte le pedine sulla testa del serpente o per mangiarne il più possibile.
€100Gioco EgizioNumero di giocatori: 2 ÷ 4 (fino a un max. 6 a richiesta)
Durata: 2 ÷ 4 ore
Materiali: Legno
Misure: cm 35 x 35 x 8
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Un po' di storia
Mehen significa letteralmente “colui che è arrotolato” e fa riferimento sia alla forma a spirale del gioco, sia alla divinità predinastica Mehen, raffigurata per l’appunto in forma di serpente che si arrotola a spirale per proteggere il dio del Sole Ra nel suo viaggio attraverso la Duat nelle ore notturne come uno scudo dagli attacchi del dio del caos, il serpente Apophis.
Verso la fine dell’Antico Regno la figura divina del Mehen decadde, lasciando come unica divinità a forma di serpente Apophis e il ruolo di protettore di Ra durante il viaggio nelle Terre d’Occidente passò per varie divinità: da Sia ed Heka finanche lo stesso Seth. Anche il significato del viaggio del Mehen potrebbe quindi essere cambiato, facendo sì che da viaggio sotto la protezione di “colui che è arrotolato” il gioco diventasse una gara contro il serpente del Caos. Ma sono solo ipotesi.
La sua vera unicità, rispetto ad altri giochi anche di epoche successive, era di essere multigiocatore, prevendendo fino a un massimo di sei partecipanti. Pur non avendo riscontro archeologici o storiografici che ci consentano di risalire alle regole originali, sono stati trovati esemplari del gioco corredati da sei pedine a forma di cani, ippopotami o – più comunemente – leoni e di molte pedine tonde, per lo più somiglianti a piccole biglie. L’uso, ovviamente, non era chiaro.
La conferma di come fosse il set completo di gioco del Mehen e, di conseguenza, del fatto che fosse per più giocatori, l’abbiamo avuta con il ritrovamento della Mastaba di Hesy a Saqqara, dove è raffigurato su un affresco un set completo di giochi da tavolo, dal Mehen al Senet, all’Aseb.
I tavolieri del Mehen ritrovati dagli scavi archeologici sono per lo più in terracotta o in legno e il numero di caselle è molto variabile, da quaranta a quattrocento. Tuttavia, sembra che il numero di caselle non influisca sulle regole del gioco, semmai sulla durata della partita.
Dalla documentazione storiografica e archeologica il Mehen cadde in disuso dopo l’Antico Regno, soppiantato dal Senet e dall’Aseb, ma non è stato del tutto dimenticato poiché nel 1925, l’amministratore coloniale inglese Reginald Davies registrò il “Gioco della Iena” giocato dai locali nel nord del Sudan e dall’analisi dei testi di Davies assomiglia molto al Mehen avendo come scopo quello di far raggiungere il pozzo centrale a tutti e sei i propri pezzi.
Le regole le abbiamo estrapolate principalmente dall’adattamento degli scritti di Davies attuato dal ricercatore e storico Timothy Kendall, nel suo articolo Mehen: The Ancient Egyptian Game of the Serpent.
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