La Tavola Reale di Ur, altrimenti noto come Gioco Reale di Ur, è quello che può essere considerato a tutti gli effetti il gioco più antico del mondo le cui regole, per quanto postume, sono giunte fino a noi.
Scopo del gioco: Lo scopo del gioco è far completare il percorso a tutte e sette le proprie pedine impedendo all’avversario di fare altrettanto.
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€80Gioco SumeroNumero di giocatori: 2
Durata: 30-45'
Materiali: Legno
Misure: cm 23 x 9,5 x 3,5
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Un po' di storia
L’esemplare più noto, e da noi riprodotto, è quello conservato al British Museum, estratto nello scavo archeologico del 1926 – 1927 da Sir Leonard Woolley dalle tombe reali della città-stato sumera di Ur (nell’attuale Iraq), da cui prende il nome. Questo reperto è datato a circa il 2500 a.C. e per questo a molti verrebbe da dire che il Senet egiziano è ben più antico, tuttavia a Shahr-i Sokhta (in Iran) sono stati rinvenuti di recente degli esemplari non integri risalenti al 3200 a.C., oltre a frammenti probabilmente anche più antichi e, ne consegue, che anche le sue origini siano avvolte dal mistero.
La rarità del ritrovamento era la sua completezza: Woolley e la sua squadra, infatti, ritrovarono tre plance di gioco e, nei cassettini interni a esse, sette pedine bianche, sette pedine nere e sei dadi piramidali. Tutti e tre gli esemplari presentano decorazioni differenti sulla plancia di gioco a parte il ripetersi sempre uguale delle caselle con la “rosetta”, se ne deduce che i vari simboli possano non avere alcun significato di gioco oppure, cosa più probabile, che ne avessero uno andato perduto.
La meraviglia di questi ritrovamenti è destata senza alcun dubbio dalla qualità degli intarsi: conchiglie, corniola e lapislazzuli decorano il tabellone di legno, mentre le pedine nere di ardesia sono intarsiate con madreperla e quelle bianchi con lapislazzuli. Anche i dadi presentano un intarsio in madreperla su due dei quattro vertici. Ma, la cosa più spettacolare, è che a differenza di quasi tutti gli altri giochi di tale epoca, per il Gioco Reale di Ur abbiamo però delle istruzioni!
Sembra incredibile, ma nel 1880 in Iraq è stata rinvenuta una coppia di tavolette in cuneiforme del 177-176 a.C., scritte dallo scriba babilonese Itti-Marduk-Balatu dove racconta la filosofia del gioco, descrive il set di gioco completo e accenna a qualche mossa. Le tavolette sono rimaste un mistero irrisolto per storici e archeologi fino a quando non è stato possibile tradurre il cuneiforme e, quindi, decifrarla. Anch’esse sono conservate al British Museum, dove nel tempo hanno cambiato collocazione, andando a sistemarsi fiere accanto ai set di gioco.
Certo, la discrepanza di tempo tra la datazione del più antico reperto di gioco e quella delle sue istruzioni è grande e lascia ben intendere che le regole si siano evolute in quei due-tre millenni, tuttavia ci dà anche la misura di quanto popolare sia stato questo gioco e i suoi eredi (dall’egiziano Aseb al gioco delle venti caselle di Jiroft, ecc.) e quanto sia stato longevo esso stesso.
In definitiva la Tavola Reale di Ur ripropone un gioco di percorso per due giocatori con una strettoia in cui le pedine si muovono su caselle comuni e in cui i due giocatori non escluderanno colpi per eliminare le tessere avversarie e farle ripartire dall’inizio mentre si procede a far uscire sane e salve le proprie.
Per innumerevoli anni costruttori di giochi e studiosi si sono dati da fare per comprendere delle meccaniche di gioco affidabili, quelle più attendibili sono state per lungo tempo quelle estrapolate da R. C. Bell, fino a quando Irving Finkel, curatore dell’area mesopotamica del British Museum, non tradusse le tavolette in cuneiforme dandone una sua variante.
Anche il russo Dmitriy Skiryuk, studioso e appassionato creatore di giochi da tavolo, ne ha fatto una sua ricostruzione, dando anche a ciascuna casella un significato preciso, tuttavia non sembra aver tenuto conto della pluralità dei ritrovamenti e della diversità dei decori delle plance di gioco.
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