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    Ludendo Docere
    Scoprire la Storia giocando

    Antico Egitto

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    Tra magia e strategia

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    Vichinghi

    Vichinghi
    Strategie d'assedio

    Fidchell


    Il Fidchell è un gioco celtico di origini irlandesi/gallesi le cui radici affondano nel mito, viene infatti citato nei poemi irlandesi, ma i dettagli di questo gioco non sono noti e, dal momento che la tradizione e i miti celti erano tramandati per via orale, purtroppo non ci è dato sapere di più di quanto le rare fonti, per lo più romane, antiche riportano.

    Scopo del gioco: Lo scopo del gioco è creare un percorso continuo di pedine che uniscano, in qualunque forma e lunghezza, il re posto al centro del tavoliere con la circonferenza esterna evitando che lo faccia l’avversario.

    €120

    Gioco Celtico

    Numero di giocatori: 2
    Durata: da 30 minuti a un paio d'ore
    Materiali: Legno, vetro
    Misure: cm 40 x 40 x 8,5

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    Un po' di storia
    Il nome è irlandese e il suo significato è traducibile in “saggezza di legno”, la stessa radice è stata ritrovata anche nel nome gallese (gwyddbwyll), indice di un’estrema antichità del nome e – di conseguenza – anche del gioco in sé. Non ci sono, però, ritrovamenti archeologici certi che possano darci delle indicazioni; spesso si fa riferimento al ritrovamento della tavola di Balinderry sebbene questa sia, più probabilmente, una variante tafl nota con il nome di Brandubh che non un reperto associabile al Fidchell. Questa confusione non è molto giustificabile visto che le poche fonti su questo gioco e quanto ci è noto dei giochi della famiglia tafl presentano alcune divergenze: mentre il Brandubh, il Hnefatafl e il Tablut sono asimmetrici (in cui un giocatore muove il doppio dei pezzi rispetto all’altro), il Fidchell viene menzionato nei poemi irlandesi come un gioco con un pari numero di pedine. Inoltre, questo gioco viene citato come tramite tra re e dèi, con un carattere divinatorio e mistico assente negli altri giochi; a conferma di questo, se vogliamo, c’è anche il fatto che il Fidchell viene associato al dio Lugh, che lo avrebbe inventato e al figlio Cú Chulainn che ne era un giocatore formidabile.
    Non essendoci dei ritrovamenti archeologici certi relativi al gioco, ci siamo basati sulla ricostruzione fatta dall’inglese Nigel Stuckling che ha basato i suoi studi su quanto noto della mitologia e del folklore celtico che si rifà alla circolarità delle stagioni, ai cerchi sacri dei druidi e a tanta parte dei decori rinvenuti in gioielli e frammenti di stoffa.

    PORTA DADI CELEBRATIVO 30 ANNI DI LUCCA COMICS

    Per poco e non per tutti, entra a catalogo una primizia da collezione in collaborazione con Lucca Comics and Games!

    Un porta dadi a 6 spazi finemente intarsiato con un pozzo lancia dadi con fondo in pelle inciso a caldo con il logo ufficiale di Lucca Comics 2023.  

    Pezzo da collezione esclusivo
    Si tratta di una tiratura super limitata di soli 30 pezzi, uno per ogni anno compiuto dall'evento Comics&Games più grande e più amato d'Italia: dal 1994 al 2023, sarà possibile acquistare l'anno o il numero di vostra preferenza (finché disponibile).

    €250

    Porta dadi da collezione pezzo unico numerato

    Materiali: Legno - pelle
    Misure: cm 28 x 24 x 5

    Preordinalo subito!










    Pezzi disponibili: 4


    Il porta dadi del 1993, il numero 0, non è in vendita.

    Ogni porta dadi viene venduto corredato da due set di dadi poliedrici, colori casuali.

    ATTENZIONE: Non adatto ai bambini di età inferiore ai 3 anni. Contiene parti piccole che possono creare un rischio di soffocamento, è richiesta quindi la supervisione di un adulto.


    T'Shu P'u

    Lo T'shu p'u è un gioco cinese di percorso che può essere giocato anche a squadre; tutt'ora giocato in alcune aree della Cina, deriva dal più antico Pachisi indiano ed è stato introdotto in Cina durante la dinastia Wei (220-265 d.C.).
     
    Scopo del gioco: Lo scopo del gioco è lo stesso sia che si giochi ognuno per sé, sia che si giochi in squadra: far percorrere tutto il tabellone ai propri pezzi e arrivare al centro da dove li si può rimuovere dal gioco, portandoli “a casa”, per entrambi i componenti della squadra prima della squadra avversaria.

    L’unica vera differenza sta nei tempi e nelle strategie da applicare per vincere!

    €60

    Gioco cinese

    Numero di giocatori: 2 - 4 
    Durata: 45' - 60'
    Materiali: Legno 
    Misure: cm 23 x 23 x 7

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    Un po' di storia
    Lo T’shu p’u, come già detto, una versione cinese dei vari giochi di percorso a forma di croce giocati in India (il Pachisi e il Chaupur) e una fonte risalente alla dinastia Sung (dal 960 al 1279 d.C.) racconta che sia stato introdotto in Cina durante la dinastia Wei.

    È stato molto popolare fin oltre il 1000 d. C., decadendo poi progressivamente; a oggi comunque è ancora abbastanza giocato nelle zone rurali del nord del paese. Tuttavia, nonostante la sua diffusione, è un gioco da tavolo di cui si parla poco, preferendogli il suo progenitore indiano benché le meccaniche di gioco siano le medesime.

    Derivando dal più antico Pachisi, che è poi stato portato anche negli Stati Uniti nel corso del XIX sec., lo T’shu p’u può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio antesignano dei moderni "Ludo" e "Non t’arrabbiare!" (o "Stai calmo!", nome della versione attuale).

    ATTENZIONE: Non adatto ai bambini di età inferiore ai 3 anni. Contiene parti piccole che possono creare un rischio di soffocamento, è richiesta quindi la supervisione di un adulto.


    Brandubh

    Il Brandubh è una variante irlandese dei giochi della famiglia Tafl, cui appartiene anche il Hnefatafl. Viene giocato su un tavoliere 7x7 con tredici pezzi in totale. Dai ritrovamenti archeologici, il più importante del quale è sicuramente quello di Ballinderry e dai poemi irlandesi in cui questo gioco viene citato, si sa che risale a circa il X secolo d.C.
    Di quest’epoca è, infatti, l’elaborata tavola ritrovata a Ballinderry nel 1932, la quale presenta dei buchi ove fissare le pedine, forse per consentire la portabilità del gioco, anche per il ritrovamento oggi conservato al Waterford Treasures Reginalds Tower Museum.
     
    Scopo del gioco: A differenza della maggior parte dei giochi, in cui entrambi i giocatori hanno gli stessi pezzi, le stesse mosse e gli stessi obiettivi, quelli appartenenti alla famiglia “Tafl” sono sbilanciati avendo uno scopo diverso per ciascun giocatore.
    Il gioco rappresenta un assedio dove il numero degli Assedianti, è il doppio di quello degli Assediati.
    Gli Assediati devono portare il Re in una delle Basiliche, gli Assedianti devono impedirlo e catturare il Re. Questo può avvenire sia con l’eliminazione della pedina del Re, sia ottenendo la resa degli Assediati.

    €50

    Gioco vichingo/celtico

    Numero di giocatori:
    Durata: 30' - 45'
    Materiali: Legno 
    Misure: cm 20 x 20 x 2,5

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    Un po' di storia
    Brandubh, in antico irlandese, significa “Corvo Nero”, ma non è noto a cosa si debba questo nome, tuttavia era un gioco molto apprezzato in Irlanda, tanto più che venne citato anche in due poemi famosi: nel Acallam na Senórach del 12° secolo e nel Abair riom a Eire ogh del 14° secolo, grazie ai quali sappiamo il numero di pedine con cui veniva giocato, sia il fatto che per vincere la partita il difensore deve portare il re in una delle quattro caselle d’angolo.
    Oltre a questo, però, non è stato possibile ricostruire le restanti regole, quindi la loro ricostruzione è stata basata sulle regole del Tablut trascritte dal Carl Linneus nel 1721.

    Nonostante le dimensioni ridotte del tavoliere e la velocità di gioco, il Brandubh propone un innegabile esercizio tattico e strategico dove il primo errore porta molto spesso alla sconfitta. Il numero esiguo di pezzi fa sì che ciascuno si trovi spesso sia a difendere che ad attaccare nello stesso momento; in queste condizioni è facile dimenticarsi uno di questi due compiti e rischiare di perdere.

    ATTENZIONE: Non adatto ai bambini di età inferiore ai 3 anni. Contiene parti piccole che possono creare un rischio di soffocamento, è richiesta quindi la supervisione di un adulto.


    Seejeh

    Il Seejeh è un gioco egiziano per due giocatori molto antico, le cui origini sono incerte, e che tuttavia nel corso del XIX sec. veniva ancora giocato dai beduini, i nomadi del deserto, pertanto le regole sono note.
     
    Scopo del gioco: Lo scopo del gioco è eliminare tutti i pezzi dell'avversario. Il giocatore i cui pezzi vengono eliminati perde la partita e l'avversario è il vincitore.
    Il giocatore vince quando lascia l’avversario con 1 sola pedina o, in caso di stallo (cioè quando nessuno dei due giocatori riesce più a fare una mossa), chi ha in campo più pedine.
    .

    €55

    Gioco Egizio

    Numero di giocatori:
    Durata: 30'
    Materiali: Legno e pasta vitrea
    Misure: cm 19 x 19 x 2,5

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    Un po' di storia
    Il Seejeh è un gioco egiziano per due giocatori molto antico, le cui origini sono incerte, e che tuttavia nel corso del XIX sec. veniva ancora giocato dai beduini, i nomadi del deserto, pertanto le regole sono note.

    Sono state ritrovate delle tavole del Seejeh incise sulla pietra di diversi templi egizi risalenti al 1300 a.C., purtroppo non c’è modo di sapere se queste incisioni siano state fatte dagli operai all’opera durante la costruzione di detti templi o in epoche più tarde.

    Questo gioco, dicevamo, essendo molto antico presenta alcune variazioni nel nome e nelle regole dovute al trascorrere del tempo. Altri nomi con cui questo gioco è noto sono: Seega e Sija, per esempio, e denotano anche l’area di diffusione del gioco, che andò dal nord Africa al Medio Oriente.

    Il Seejeh veniva giocato soprattutto dai poveri e dai nomadi egiziani, non aveva una tavola di gioco o pezzi ricercati come altri giochi antici come il Senet, il gioco delle 20 caselle, il Mehen o il Cani e sciacalli, tutti giochi, questi, praticati per lo più dai ricchi e dai faraoni. Per giocare a Seejeh, invece, i contadini o i beduini incidevano la pietra o la disegnavano sulla sabbia e usavano sassi di due colori diversi.

    Una cosa che si nota dalle iscrizioni è che mentre i nobili e i ricchi giocavano molto d’azzardo, i poveri preferivano praticare giochi di strategia privi della componente casuale.

    Le regole giunte fino a noi sono state tramandate oralmente dai tempi antichi nelle popolazioni beduine egiziane e tra i contadini; vennero osservate e annotate nel XIX sec. da Edward William Lane, un arabista inglese che soggiornò a lungo in Egitto negli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento.

    Al termine dei suoi viaggi, Lane pubblicò il saggio “An account of the manners and customs of the modern Egyptians”, nel quale descrisse le regole di gioco del Seejeh e di molti altri giochi, tuttavia pur registrando anche alcune strategie, non le comprese. Un’analisi strategica del gioco venne fatta a fine secolo, nel 1890, da H. Carrington Bolton nel suo articolo “Seega, an Egyptian game”, ma difettava di uno studio delle regole di gioco. Infine, nel 1892, Edward Falkener combinò entrambi i lavori nel suo libro “Game ancient and oriental, and how to play them” che rese definitivamente popolari in Europa e nel mondo occidentale molti giochi antichi.

    Dai vari scavi archeologici e dagli studi antropologici effettuati nel corso del XIX e del XX secolo sono stati rinvenuti piani di gioco del Seejeh di diverse dimensioni: 5x5, 7x7 e anche 9x9. Di conseguenza varia il numero di pedine totali, rispettivamente: 24, 48 e 80, divise in due colori.

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